“L’incubo di Hill House” di Shirley Jackson

Shirley Jackson è stata una scrittrice e giornalista statunitense  (San Francisco, 14 dicembre 1916 – North Bennington, Vermont, 8 agosto 1965), nota anche per aver influenzato scrittori del calibro di Stephen King e Richard Matheson .
Ha esordito nel 1948 scrivendo per il prestigioso “The New Yorker”. Morì nel 1965 a causa di un infarto provocato, probabilmente, da una terapia a base di psicofarmaci che stava seguendo.
Le sue opere, riconosciute come dei grandi classici dell’horror, si configurano in quello che si può definire realismo psicologico.
Tra le grandi abilità di scrittura della Jackson vi è, infatti, quella di far risaltare la prospettiva dei personaggi e le loro nevrosi quindi, tutto ciò che di stregato o soprannaturale c’è nel contesto della storia di Hill House, è  una metafora derivante dalla visione personale dei protagonisti. 

LA TRAMA

Tutto inizia quando il Dott. Montague, antropologo ed appassionato di fenomeni paranormali, decide di fare una ricerca su una casa apparentemente infestata al fine di documentarne le eventuali manifestazioni soprannaturali. A tale scopo invita un gruppo di persone che, in passato, sono state protagoniste di avvenimenti del genere: Eleonor, Theodora e Luke.

Eleonor Vance, una ragazza disadattata e solitaria, ipersensibile, è il personaggio principale degli eventi che avverranno nella casa ed incarna il tipico protagonista dei racconti della Jackson. In lotta continua con il mondo esterno, vittima di un’infanzia repressa, maltrattata dalla madre e succube di questa anche dopo la sua morte, Eleonor cerca, in questa avventura, una possibilità di riscatto sociale. Per questo motivo accoglie subito l’invito del dott. Montague per lasciarsi tutto alle spalle e cercare di iniziare una nuova vita da adulta in autonomia, per uscire da quella sorta di stadio infantile a cui è rimasta ancorata.

Si legherà subito a Theodora che è il suo esatto opposto: ilare, libertina, bella e cinica. La loro amicizia sfocerà in una specie di rapporto omosessuale nascosto che però cambierà con l’arrivo di Luke, l’attraente e giovane erede di Hill House.

Inizierà così tra le due giovani una certa rivalità condita di tensione e cattiveria.  

La situazione si aggraverà quando lo spirito della casa si orienterà prepotentemente proprio verso Eleonor, quando appariranno scritte di sangue sui muri, folate di gelo e colpi ripetuti sul legno perché, tra i presenti, lei è quella psicologicamente più debole ed influenzabile.

LA CASA

Hill House, come già si intuisce dal nome, si presenta come un luogo insano, spettrale e isolato da tutto e da tutti. Nella casa non vi è nulla di armonioso, ad iniziare dalla struttura architettonica stessa: una specie di labirinto senza nessuna logica dove tutto è storto ed impreciso. A ciò si aggiungono le storie di morte e di follia su coloro che vi abitavano in precedenza e che arricchiscono, ancora di più, il già irrazionale contesto.

«Nessun organismo vivente può manifestarsi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni. Hill house, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno al buio; si ergeva così da ottant’anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta. Dentro, i muri salivano dritti , i mattoni, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva sola».

CONCLUSIONI

Shirley Jackson è la mia autrice preferita. Da appassionata di horror psicologico, ho letto tutti i suoi libri. L’incubo di Hill House è stato il primo e, da quel momento, ho sentito la necessità di leggere tutto ciò che di suo fosse stato pubblicato.

Quando ho terminato questo libro la prima domanda che mi sono posta è stata: “Ma…tutto è accaduto realmente o è stata una suggestione dei personaggi?” Ed ancora oggi, a distanza ormai di tanto tempo dalla lettura di questo racconto, mi ritrovo ancora a pensarci. È questo il grande potere dell’ autrice, quello di penetrare nella mente del lettore un po’ alla volta, creando una sorta di confusione psicologica, un’inquietudine difficile da metabolizzare.

Pur essendo definito un horror non troverete scene splatter, anzi, la vicenda è narrata in maniera raffinata e nulla è dato per scontato.

Come accennavo, il finale lascia spazio ad una duplice interpretazione e credo che non si arriverà mai a comprendere se tutto ciò che è accaduto sia stata una suggestione di Eleonor oppure se sia lei stessa lo spirito della casa.

“Nessun fantasma ha mai fatto del male a qualcuno fisicamente. L’unico danno fatto è quello della vittima a se stessa”.

Ho seguito con interesse anche la serie Netflix “Hill House”, tratta dal libro ma con qualche differenza di ruolo dei protagonisti. Infatti, mentre nel racconto i protagonisti sono un ricercatore ed il gruppo di persone da lui selezionato, nella serie tv i membri di una famiglia tornano nella loro vecchia casa per affrontare i ricordi assillanti di ciò che li spinse ad abbandonarla.

Dal libro sono stati tratti anche due film: Gli Invasati, del  1963 con la regia di Robert Wise e Haunting- Presenze, del 1999 con la regia di Jan De Bont.

Informazioni su Simona Colletta 231 Articoli
Sociologa Consulente in Culture Digitali e della Comunicazione | Life Coach certificato | Lifestyle Blogger

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