Memorie del Salento: la storia di Maria e Donato di Veglie

Le memorie del Salento oggi ci portano a Veglie, in provincia di Lecce.

Nella terra del sole, del mare e del vento, si intreccia una storia d’amore che ha resistito alle prove del tempo e degli avvenimenti storici, al termine di un conflitto che aveva strappato uomini e speranze ai loro cari. Questo è il racconto di Maria e Donato, due giovani promessi sposi, la cui fede e speranza hanno sfidato le ombre della Seconda Guerra Mondiale.

memorie salentine, un orologio antico su uno scoglio con lo sfondo del mare

Maria, l’età e la speranza

Maria aveva 27 anni, un’età che all’epoca segnava già il tempo “limite” del cammino verso l’altare.

Le sue giornate erano scandite dal ritmo costante del lavoro nei campi salentini, sotto il sole che dorava la terra.

Due anni erano trascorsi senza alcuna notizia di Donato. Il suo nome non compariva né tra i caduti in guerra, né tra i sopravvissuti. La guerra aveva inghiottito molte vite, la corrispondenza era stata bloccata e il silenzio era l’unica risposta che molte famiglie ricevevano.

Le donne che lavoravano con Maria, con occhi pieni di non dette pietà, le sussurravano che era tempo di dimenticare e che avrebbe dovuto accogliere un altro pretendente perché Donato, partito per la guerra, ormai non sarebbe più tornato. Maria non si lasciava scalfire da tali parole, la sua speranza era una stella che non conosceva tramonto.

Donato, l’assenza e la sopravvivenza

Donato era partito lasciando dietro di sé una promessa sospesa nell’aria come il profumo dei fiori di campo: «Tornerò, Maria».

La guerra lo aveva allontanato dalle braccia di Maria, inghiottendolo in un vortice di pericoli e incertezze. Ogni giorno era una sfida, ogni momento un’occasione per sfiorare la morte.

La prigionia a Rodi

Il peggio non tardò ad arrivare. Donato fu fatto prigioniero insieme ad altri soldati italiani e internato a Rodi, dove il sole del Mediterraneo era un crudele contrasto con la disperazione dei prigionieri.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, infatti, i tedeschi attaccarono gli italiani presenti nel Dodecaneso. I soldati, sorpresi dall’attacco e senza ordini chiari dal governo, furono subito sopraffatti.

Iniziarono anni molto difficili per i prigionieri italiani, costretti a sopravvivere in condizioni disperate. Molti non fecero ritorno a casa.

Un giorno, preso dai morsi della fame, mentre Donato era intento a scavare la terra alla ricerca delle bucce di patate nascoste dai soldati tedeschi, un proiettile gli sibilò accanto, sfiorandogli la nuca e lasciando una scia di freddo terrore.

Lì, circondato da uomini che avevano perso ogni speranza, Donato si aggrappava al ricordo di Maria e alla promessa che aveva fatto. La sua determinazione a sopravvivere era alimentata dall’immagine di lei, dal viso che lo aveva salutato l’ultima volta, dalla certezza che il loro amore era più forte di qualsiasi distanza o avversità.

Nonostante la fame, la sete e la stanchezza che logoravano il suo corpo, Donato non si arrese mai allo sconforto. La sua mente era un baluardo contro la disperazione, e il pensiero di Maria era la luce che lo guidava attraverso le notti della prigionia.

La fuga

Dopo anni di internamento a Rodi, quando la libertà e la salvezza non erano più un sogno irraggiungibile, Donato sapeva che il suo viaggio non era finito. Il piano di evacuazione per il rimpatrio era pericoloso e pieno di insidie, nonostante la guerra fosse ufficialmente terminata.

I prigionieri, intrappolati in un teatro di guerra senza tregua, avevano due alternative di fuga: via mare e per via aerea.

La fuga via mare presentava i suoi pericoli, con le acque pattugliate incessantemente da navi nemiche, pronte a intercettare qualsiasi tentativo di fuga. Tuttavia, era la via aerea a celare il destino più tragico. L’aereo, carico di speranze e di anime in cerca di salvezza, si alzò in volo in una sorta di roulette russa contro il destino. Il cielo, che avrebbe dovuto essere via di salvezza, si trasformò in una trappola mortale quando il volo fu intercettato e bombardato, spegnendo in un istante ogni sogno di ritorno.

Mentre i suoi compagni salivano su un aereo che non avrebbe mai raggiunto la terraferma, Donato si imbarcava su una nave che lo avrebbe portato a casa, verso il Salento, verso Maria.

tramonto sul mare

Il ritorno e l’incontro

Il giorno del ritorno di Donato fu come il primo respiro dopo un’apnea troppo lunga. Sbarcato a Otranto e terminati gli atti d’ufficio, malgrado la grande stanchezza, non si diresse verso la sua casa per riposare. Mancava ancora la tappa più importante. Il senso della ritrovata libertà era nei campi, a Veglie. La prigionia e il duro viaggio di ritorno non gli tolsero le forze per correre a cercare la sua Maria.

La trovò tra gli ulivi e la terra, un angelo vestito di semplicità. Il loro incontro fu un urlo silenzioso di gioia, un abbraccio che racchiudeva la fine di un’attesa e l’inizio di una vita insieme.

La vita che sboccia

La storia di Maria e Donato non si fermò a quell’abbraccio. Si sposarono sotto il cielo azzurro del Salento, testimoni di un amore che aveva resistito alla distanza e alla disperazione. Ebbero sette figli, radici profonde piantate nella terra che aveva visto sbocciare la loro storia. Una di quelle vite è il filo che connette il passato al presente, è la madre di chi ora vi racconta questa storia.

Storie del Salento, matrimonio
Una foto del matrimonio dei miei genitori: i miei nonni materni, Donato e Maria, sono i primi a sinistra

Un inno alla vita

La storia dei miei nonni Maria e Donato, non è solo un racconto tramandato di memorie del Salento, ma il fondamento di ciò che io sono oggi.

Ogni volta che penso a loro, non posso fare a meno di sentire un’ondata di emozione che mi travolge, come il mare che bagna le coste della mia amata terra.

La loro vita, intessuta di semplicità e di profondi legami affettivi, è il faro che guida il mio cammino.

E mentre narro la loro storia, sento che il mio racconto è più di un semplice ricordo: è un inno alla vita, un canto di gratitudine per l’amore che continua a dare frutti, generazione dopo generazione.

Informazioni su Simona Colletta 231 Articoli
Sociologa Consulente in Culture Digitali e della Comunicazione | Life Coach certificato | Lifestyle Blogger

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